formazione

Psicoterapeuta - Psicoanalista della relazione

Psicoterapeuta psicoanalista SIPRe- Societá di Psicoanalisi della Relazione.
Il concetto fondamentale di Io-soggetto che guida la mia esperienza lavorativa come psicoanalista in formazione. Ciò ha agevolato il pensiero secondo cui ogni tappa della vita ed ogni sfida evolutiva è inserita all’interno della visione unitaria del soggetto e delle sue relazioni. Come ci ricorda Michele Minolli è un’evidenza il fatto che l’essere umano è in rapporto con il suo contesto geografico, culturale, sociale, economico, familiare, parentale e genetico. Ed è proprio l’Io soggetto che, in base alla sua coerenza interna e sulla base di questa, gestisce attivamente il rapporto con il contesto.

Il supporto che come psicoterapeuti della relazione possiamo dare, dentro e fuori la stanza d’analisi, è contribuire alla diffusione di una cultura del benessere fondata sulla possibilità di scelta che è sempre soggettiva, e che può permettere processi di trans-formazione attraverso l’acquisizione di capacità riflessive sulla propria configurazione storica. I conflitti culturali sono conflitti introiettati all’interno dell’esperienza storica di ciascuno, perché incrociano la fondamentale questione del legame e del bisogno di appartenenza. Contribuire alla diffusione di una cultura del benessere può significare quindi veicolare il messaggio che è insito nelle potenzialità di ogni essere umano riflettere su di sé per ampliare il ventaglio delle proprie possibilità di scelta

Insegnante Mind-Up

MindUP è un programma completo in classe per bambini per promuovere la competenza sociale ed emotiva, benessere psicologico e autoregolazione mentre diminuisce comportamenti di aggressività.
Più specificamente, il programma MindUP è stato progettato per migliorare l’autoconsapevolezza dei bambini, consapevolezza sociale, l’attenzione focalizzata, l’autoregolazione, problem solving, comportamenti pro-sociali (aiutare, condividere e cooperare) e stimolare la felicità, l’ottimismo, e l’altruismo.
Il programma MindUP è stato creato per aiutare i bambini a capire i modi in cui funzionano le loro menti, come i loro pensieri e sentimenti influenzano il loro comportamento e ha quattro obiettivi:
1) promuovere la consapevolezza focalizzata consapevole;
2) aumentare le qualità umane positive come l’empatia, l’assunzione di prospettive, la disponibilità e la gentilezza;
3) aumentare l’ottimismo e il benessere;
4) promuovere un clima di classe coeso e premuroso che migliori l’apprendimento.

Centro Studi Erickson Autismo:
interventi psicoeducativi e clinici

2018 – Verifica delle competenze su caso clinico e analisi del comportamento problema.

Una strategia molto utile ci viene dalla Psicologia Cognitiva Comportamentale che ha messo appunto lo
strumento ABC per l’analisi funzionale del comportamento. Una premessa va fatta per l’importanza
dell’analisi funzionale del comportamento che è un’attenta osservazione finalizzata alla descrizione sia
qualitativa e quantitativa del comportamento con lo scopo di arrivare ad una definizione operativa del
comportamento che mette da parte ipotesi sulle motivazioni e giudizi. È un’analisi quantitativa del
comportamento quando si sofferma sull’analisi della frequenza e in quali momenti si presenta un
comportamento problema, mettendo in relazione il prima e il dopo. È una valutazione qualitativa quando
si sofferma sull’analisi del significato che sta alla base di un comportamento problema, quando cioè
ambisce a cogliere i rapporti fra il comportamento problema e l’ambiente che lo circonda, definendo il
senso di quel comportamento problema.

Proporrei accanto all’analisi degli antecedenti, del comportamento e delle conseguenze anche un’analisi dell’aspetto emotivo del comportamento problema: cosa provavo prima del comportamento problema? Cosa sentivo nel frattempo? Come mi sono sentito dopo? Mi rendo conto che non sempre questo può avvenire a causa delle varie sfaccettature o caratteristiche che il contesto scolastico possiede, ma qualora fosse possibile magari un ulteriore aiuto ci potrebbe arrivare dall’alfabetizzazione emotiva stimolata dal canale visivo e pensata sempre su misura per il soggetto che abbiamo di fronte e di cui dovremmo prenderci la responsabilità. Quindi per rendere lo strumento più autentico potremmo pensare ad un’analisi funzionale e dinamica del comportamento.

Laurea in psicologia clinica e della salute

Laureata nel 2016 presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara con tesi di Laurea dal titolo “LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE DEL TRAUMA. TRAUMA REALE E TRAUMA FANTASMATICO.”

Nel corso degli ultimi anni accademici, mi sono soffermata molte notti a pensare alle teorie traumatiche che mi ritrovavo a studiare durante il giorno. Ricordo di un pomeriggio freddo e di un sole che tentava invano di riscaldarlo, mentre passeggiavo con due carissime amiche con cui a turno ci raccontammo quanto di fantasmatico ci fosse nelle nostre vite.
Ognuno di noi cominciò a parlare dei propri padri, dei vissuti delle nostre nonne e poi inevitabilmente tutte e tre ci confrontammo sulle relazioni con le madri. Fu un pomeriggio molto intenso e ricordo benissimo che la notte fui assalita da una sensazione di inquietudine in cui i sogni forse volevano parlarmi di qualcosa. Allora, non avevo ancora iniziato un percorso di psicoterapia, tutti i sogni e pensieri erano destinati ad essere condivisi con le mie compagne e amiche di studio, in un gioco pericoloso di interpretazioni immature che erano
intrisi di fantasie ma nello stesso tempo di grande eccitazione emotiva.
Gli anni passano e nonostante i numerosi libri letti per preparare esami e tesi, molti dubbi permangono in me, e insomma mi chiedo quanto sarà facile o difficile separare un giorno la mia vita lavorativa da quella personale e se queste si intrecceranno inevitabilmente fino a creare un’ideale armonia nella mia vita e in quella dei miei futuri pazienti.
Il tema della mia tesi di laurea magistrale è quello della trasmissione della vita psichica tra generazioni del trauma, reale e fantasmatico.

Laurea in scienze e tecniche psicologiche

Laureata nel 2014 presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara con tesi di Laurea dal titolo “L’IMPATTO DELLA MONOGENITORLIALITA’ SUL COMPORTAMENTO DI ACCUDIMENTO E LO SVILUPPO AFFETTIVO DEL BAMBINO.”

Affacciarmi a questo nuovo orizzonte ha fatto si che io maturassi delle considerazioni in merito all’argomento. Diventare madre vuol dire assumere un nuovo ruolo che condizionerà tutti gli ambiti della vita di una donna, una donna che se lasciata sola nell’arduo compito di crescita di un bambino, potrà non adempiere in maniera ottimale ai suoi doveri. Diventare madre, oltre che un dovere dovrebbe essere una spinta di piacere ma purtroppo quando subentrano diverse dinamiche, come l’abbandono di un coniuge, qualcosa può non andare in quello che abbiamo definito relazione di attaccamento. Il primo studio mette chiaramente in evidenza come le famiglie monoparentali, costituite da un genitore solo, siano più vulnerabili a fattori di stress.
Misurando costrutti quali l’autostima e il senso di padronanza, è emerso che madri sposate avevano punteggi più alti per quello che riguarda l’autostima, mentre per il sostegno sociale non sono state riscontrate grosse differenze: madri single e madri sposate percepivano pressoché un sostegno sociale di egual misura. La riflessione a tal proposito nasce spontaneamente poiché una donna, accompagnata da un coniuge
dovrebbe aver più supporto sociale che una donna single. Il fatto che non sia cosi, mi fa pensare che, dal punto di vista psicologico, la maternità rappresenti un evento di vita che ruota a 360° attorno ad una donna. Proseguendo le mie ricerche, mi sono imbattuta in un altro articolo, il secondo da me riportato. Da questo articolo ho potuto meglio capire che, nonostante la donna è la figura maggiormente scelta per l’affidamento
esclusivo di un figlio, la maternità inevitabilmente investe anche la figura paterna.
Come s’è discusso precedentemente, l’affidamento ad un uomo avviene in casi veramente molto gravi e rari e infatti trovare e analizzare il campione è stato per gli autori molto difficile. Il fatto che i bambini sperimentassero un attaccamento disorganizzato quando vivevano con il padre, è dato dal fatto che una psicopatologia di
una madre avesse sicuramente avuto un effetto sul comportamento di attaccamento del
bambino. Non è quindi di per sé la figura di un padre single a portare ad un attaccamento disorganizzato. Tuttavia, poiché in famiglie dove sono presenti due genitori, il padre ricopre il ruolo di compagno di gioco, in famiglie monoparentali in cui l’unico genitore presente è il padre è più facile che il bambino sperimenti un
ipercoinvolgimento nella relazione d’attaccamento che porterà ad un inversione di ruoli: il bambino si prenderà cura del padre aumentando il suo coinvolgimento verso di esso. E’ sbagliato quindi pensare che la maternità sia un evento che coinvolge solo la donna, anche il padre, che assumi il ruolo di compagno di gioco o di caregiver primario, farà la sua parte nell’inevitabile gioco di costruzione di una relazione d’attaccamento. Il terzo ed ultimo articolo che ho scelto di presentare, mette in luce, ancora una volta come il supporto sociale da parte di un coniuge sia fondamentale per la salute mentale di una madre. L’arrivo in casa di un figlio, coinvolge a pieno tutta la famiglia. Una psicopatologia del caregiver, una maggiore vulnerabilità ad eventi di vita stressanti, una
condizione sociale sfavorevole, tra cui una condizione economica scarsamente disponibile spesso associata a famiglie monoparentali, sono tutte variabile che andranno a incidere sulla relazione d’attaccamento del bambino. Sembra essere il supporto sociale quello che è in grado di impattare sulla saluta mentale di un caregiver e quindi sulla salute di un figlio ed è per questo che la ricerca dovrebbe concentrarsi sulle
variabili che entrano in gioco quando si parla di sostegno sociale, dovrebbe concentrarsi anche sugli stati mentali disorganizzati di un caregiver single e infine ma non per ordine di importanza sarebbe interessante che sia condotta una nuova ricerca longitudinale sui bisogni psicosociali delle madri celibi e sposate in diverse culture.

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