Soffrire di un disturbo dell’alimentazione non ha solo a che vedere con una estrema magrezza, non ha solo a che vedere con un comportamento impulsivo ad abbuffarsi e non ha a che fare solo con una estrema obesità.
Intanto è anche utile informarsi sulla distinzione fra Disturbo alimentare e Disturbo del comportamento alimentare. In ogni caso il disturbo alimentare stravolge la vita su più livelli: dal piano emotivo, a quello relazionale fino a quello cognitivo.
N.B. spesso cause e conseguenze di questi disturbi sono totalmente o parzialmente inconsapevoli.
Le emozioni
Chi soffre o ha sofferto di un disturbo alimentare sa bene che a livello affettivo può sentirsi affamato di cure e di affetto o al contrario colmo di un affetto imprevedibile da parte di chi gli sta intorno. Può provare sentimenti di vergogna e colpa, inefficacia, rabbia e aggressività ma anche paura di perdere il controllo.
I pensieri
Al livello cognitivo può esserci una parziale dispercezione del corpo e una rigidità del pensiero con un interesse eccessivo per l’immagine corporea e l’immagine di sé.
Le relazioni
Al livello relazionale può esserci una difficoltà ad entrare in relazione con l’altro proprio per l’eccessiva focalizzazione del giudizio proprio e dell’altro. Il bisogno di vicinanza e distanza fluttua in modo instabile e confuso creando confusione anche nei rapporti.
Come possiamo comportarci?
Cosa possiamo fare: se pensiamo che un nostr* amic* stia soffrendo di un disturbo alimentare? Possiamo comprendere empaticamente: non dobbiamo reagire alla sua rabbia o vergogna ma riconoscerla e rimandargliela come qualcosa che appartiene a sé stesso.
Possiamo valutare con lui la possibilità di chiedere aiuto ad uno psicologo scolastico o ad un docente che parlerà con i genitori.
Se siamo eccessivamente preoccupati e non sappiamo gestire le emozioni e le relazioni possiamo noi stessi intraprendere un percorso di supporto psicologico per lavorare i confini relazionali.
Riflettiamo
Ogni sintomo che vediamo negli altri è una comunicazione: una comunicazione di un bisogno, di un periodo critico, di un desiderio di nascita, rinascita o tristezza…
Non possiamo avere la presunzione di sapere cosa l’altro ci comunica ma possiamo allenarci a guardare e ascoltare con consapevolezza (non giudicante) i segnali della comunicazione.